lunedì 17 agosto 2009

zanzare - utilità/nuovo rimedio


SONO... UTILI?

le zanzare, comparse sulla terra molto prima di noi, e che possono vantare così qualche diritto di precedenza, occupano un loro posto in natura, e partecipano alla stabilità degli ecosistemi, sopra tutto di quelli delle cosiddette zone umide.

Queste larve di zanzara costituiscono un cibo per certi insetti acquatici, o per i pesci, che le mettono allegramente nel loro menù, mentre le zanzare adulte, che volano con il buio sopra tutto, ma certune anche di giorno, costituiscono un ottimo alimento per gli uccelli, e per i pipistrelli che ne divorano fino a un milione per singolo esemplare.

Dunque, le zanzare "servono", nel senso che partecipano da protagoniste all'economia della natura.

Purtroppo, le femmine adulte, perché sono soltanto le femmine che ci pungono!, quando devono far maturare le loro uova hanno bisogno di proteine e prelevano con la siringa boccale una goccia del nostro sangue, rischiando la vita, dato che la spada di Damocle di un colpo vibrato con il palmo della mano pende su di loro durante tutta l'operazione.

Bene, anzi male, ma dobbiamo riprometterci di far sparire del tutto questi insetti molesti dalla faccia del pianeta?

Intanto, se decidessimo di abbattere tutti gli elefanti, o di arpionare tutte le balene, beh, la cosa sarebbe possibile, e non richiederebbe neppure tanto tempo.

Ma con le zanzare, non contateci. Ci abbiamo provato in mille modi, e tutti i mezzi impiegati sono ritornati come un boomerang contro di noi.

Abbiamo prosciugato le zone umide, per impedire loro di riprodursi? Oggi, consapevoli di aver distrutto un bene naturale, e turistico, di primordine, barattandolo con un'agricoltura fallimentare, stiamo meditando di riallagare le zone redente, fatto che costituirebbe solo il parziale rimedio di un danno incommensurabile.

Abbiamo irrorato con il DDT prima, e con altri pesticidi in seguito, vasti territori del pianeta, cancellandone la biodiversità, e le zanzare hanno risposto diventando resistenti, mentre gli uomini hanno visto di nuovo profilarsi il rischio della malaria, e in soprappiù del cancro, conseguente ai residui tossici lasciati nell'ambiente dagli interventi chimici.

Dunque, la via maestra sarà quella di imparare a convivere con le zanzare, facendone diminuire le popolazioni, ma senza approntare progetti di eradicazione totale, dannosi dal punto di vista ecologico, quanto inefficaci dal punto di vista tecnico. Oggi, abbiamo delle armi biologiche, innocue per l'ambiente e per l'uomo, che possono limitare, distruggendo le larve, le popolazioni dell'insetto sotto limiti tollerabili. Per cui, se una zanzara ronza di sera nella vostra camera, una e non cento si capisce, ricorrete alla ciabatta, e non lamentatevi: meglio una zanzara fastidiosa che un residuo di sostanza velenosa nella caraffa d'acqua sul vostro tavolo.

Recenti ricerche sostengono che vitamina B1 e B6 aiutano a tenerle lontano, perché producono un particolare odore nella sudorazione.

Si può provare a prendere lievito di birra, ricco di vitamina B. Lo stesso risultato si ottiene con la vitamina C. Provateci! Perché il vecchio rimedio “Piattino con olio-aceto” sul comodino forse è superato…

lunedì 10 agosto 2009

rat attack - topi all’assalto- il MAUTAM




rat attack/topi all’assalto – il MAUTAM

Documentario su Nat Geo wild in onda il 7/8/2009



Quest'incubo,che affligge alcune popolazioni, si rinnova ogni 48 anni ed è anticipato da un altro evento: un’ondata di fiori di bambù attraversa maestosa i cieli. Ma di cosa si tratta?

Del MAUTAM.



Siamo nelle foreste di bambù del NordEst dell’India e qui la natura ha innescato una bomba che ogni 48 anni esplode e il risultato è una invasione di topi: il numero di esemplari di ratto nero aumenta a dismisura. Milioni di ratti escono dalle tane e devastano i raccolti, unico sostentamento degli abitanti di quei villaggi.

Un ricercatore si è mosso dall’Australia per andare a fondo della questione. Arrivato in MIZORAM, una Regione tra Myanmar (Burma) e Bangladesh (tutti territori a est dell’India), si rese conto che quello che stava capitando non era semplice folklore basato su aneddoti ed era necessario documentare.

Gli abitanti sono di origine cinese, di religione non indù ma cristiana.

Raccolse informazioni e dati completi nella speranza di riuscire a fermare l’invasione famelica di topi, che arrivano da tutte le parti: le proporzioni dell’assalto sono sorprendenti – i ratti hanno consumato oltre 50 mila tonnellate di riso.

Dunque, per primo coinvolse la popolazione che diedero la caccia al roditore intanto per sapere contro chi stavano combattendo. Raccolsero in breve una montagna di code dei topi catturati (con le mani e con le trappole) e il ricercatore li catalogò come appartenenti alla specie ratto nero. Poi notò, sezionandone alcuni esemplari femmine avevano i segni di recenti parti e che stavano per dare alla luce una quarta generazione nel giro di 2 mesi (il periodo di gestazione è di 21 giorni, 5 in meno rispetto agli altri roditori; i piccoli di 1 settimana già sono in grado di mangiare da soli).

Sapendo inoltre che normalmente il topo è cannibale ma solo quando deve sfamarsi e non trova cibo, oltre al fatto che non si riproduce o mangia i piccoli per controllare il numero delle bocche da sfamare, ci si chiede allora come questo può succedere. Qual è il legame? Come è possibile che i topi in 3 notti mietano tutto il riso pronto per essere raccolto e come la peste bubbonica lasciano dietro la carestia!

In MIZORAM, all’arrivo dell’australiano, oramai 2/3 del territorio aveva subito il danno. Bisognava fare in fretta a capire.

Dagli Arcivi d Stato apprese che le precedenti invasioni erano state nel 1863, nel 1911 e nel 1958. Tra il 2006 e il 2007 ci fu nella zona una massiccia invasione a cui seguì una grave carestia. Ma c’era qualcos’altro.

La fioritura contemporanea di tutte le piante della foresta di bambù era il preludio alla carestia.

Il MIZORAM è ricoperto da 6.200 kmq di foresta di bambù. Con la stessa regola di un orologio queste piante ogni 48 anni fioriscono, fruttificano e muoiono. Per una strana combinazione della natura nella stesso periodo compaiono i ratti neri.

La massiccia fioritura coinvolge tutto il MIZORAM e impiega 2 anni per completarsi. E’ una fioritura la più vasta al mondo (il bambù è presente anche nel sud est asiatico e in America latina, dove capita lo stesso fenomeno)

Questo fenomeno molto temuto viene chiamato il MAUTAM.


Nello stesso tempo compaiono le CIMICI (afidi) che per fortuna sono commestibili. Sono allo stesso tempo forieri di carestia e manna dal cielo. Vengono raccolti in grandi recipienti, ridotti in poltiglia, bolliti a lungo fino a ricavarne, dopo il filtraggio, un olio da cucina molto ricco di proteine.


In periodi normali la foresta fornisce poco cibo e i topi si riproducono sporadicamente. In presenza dei frutti del bambù (che cadono a terra x riprodurre la pianta) la riproduzione aumenta notevolmente, portando al massimo il ciclo riproduttivo di una femmina che riesce a partorire 200 piccoli. Quindi appena 50 femmine generano 10 mila topi.

Quando la frutta finisce i topi scendono verso le coltivazioni di riso. In un villaggio i 40 famiglie, in 3 notti hanno fatto fuori 18 quintali di riso. Il raccolto alla fine è stato di soli 23 kg!

Due parole sul bambù. É fondamentale per la vita nella zona. Ha proprietà simili alla plastica e viene usato anche come cibo. A parità di peso è 10 volte più resistente ed economico dell’acciaio. Viene usato nelle impalcature per la costruzione dei grattacieli. Ha una flessibilità unica, anche se sappiamo essere imparentato con l’erba dei nostri giardini!

É una semplice graminacea ma non ha nulla di banale. Esistono circa 1.000 specie di bambù, da quelle piccole ornamentali a quelle alte 30 mt..

É una pianta magnifica, un organismo evolutosi attraverso una lunga serie di adattamenti che riesce a sopravvivere quasi a tutto. Dopo l’esplosione delle 2 bombe atomiche, il bambù è stato il primo vegetale a rinascere perché quasi metà della pianta si trova sottoterra.Elaborata struttura sotterranea, il rizoma, per la pianta a crescita più rapida della terra, funge da riserva di nutrienti. In alcune specie il rizoma cresce al ritmo di 30 cm. al mese. Crea fusti in cerca di luce, che a volte raggiungono 1 metro in 24 ore. Un rizoma di partenza oltre al fusto forma altri 4 rizomi da una parte e 5 dall’altra, quindi il fattore di moltiplicazione che se ne ricava è 9. 10 rizomi nati in un anno diventano 1.000 in 3 anni e 10 mila dopo 4 anni. Questa elaborata struttura sotterranea agisce da muro di contenimento evitando che i pendii franino verso il Golfo del Bengala.

Per 47 anni aiuta la gente del luogo e nel 48° anno stravolge ogni cosa.

La fruttificazione che genera l’assalto di topi può sembrare un tradimento per gli abitanti del MIZORAM invece la massiccia produzione di frutti è solo una tecnica di riproduzione, la più sbalorditiva del mondo. Produce tanti semi che nemmeno il ratto riesce a mangiarli tutti!

Incomprensibile meccanismo che permette di far fiorire tutte le piante insieme: si tratta di un orologio interno notevolmente preciso.

Altrettanto perfetta è la sincronizzazione delle nascite di topi subito dopo la comparsa dei frutti. Un'attività riproduttiva estremamente pulsante che ha dato vita a una moltitudine i esemplari.

Solo 6 mesi prima nella foresta viveva solo un centinaio di ratti.

La fruttificazione ha dato vita a 3 nuove generazioni portando la popolazione da 100 a 600 esemplari. La II generazione l’ha fatta arrivare a 1.000 e in agosto è n corso la III generazione portandola a 4.000. L’orda famelica raggiungerà in breve i 12 mila esemplari.

Quando la IV generazione sarà svezzata i frutti avranno germinato e i ratti non potranno che spostare l’attenzione ai campi di riso.

Nel villaggio in questione, dove è presente il ricercatore australiano, si è riusciti a raccogliere 2/3 del riso perchè la fruttificazione qua è avvenuta 2 mesi dopo e i topi non sono arrivati alla IV generazione, che avviene 30 settimane dopo la comparsa dei primi frutti e se nel frattempo non si è fatta la raccolta del riso i campi vengono distrutti.

Il MAUTAM è una forza della natura che può essere arrestata solo grazie a queste ricerche. Gli agricoltori devono pianificare il raccolto, seminando prima.

venerdì 3 aprile 2009

catrelax

... e dopo aver 'digerito' la lunga pappardella dei miei post... un po' di relax. L'unico impegno è far stare il turbante di spugna ben saldo...

giovedì 2 aprile 2009

pericolosità dei ragnetti

PERICOLOSITA' dei RAGNETTI
Ha 13 puntini rossi sul dorso… x avvertire di lasciarla stare in pace!
in foto: Latrodectus tredecimguttatus (femmina)

disgusto alla sola vista di un piccolo ragno… riflessi istintivi derivati da scarse conoscenze in materia o da leggende di ogni genere udite fin dalla più tenera età e mai sfatate.

I ragni, salvo rare eccezioni, sono pressoché innocui.

I Ragni o Araneidi sono solo un Ordine di animali di una Classe ben più vasta, gli Aracnidi, e sono spesso ascritti agli Insetti, dai quali si differenziano nettamente. Mentre i primi possiedono otto zampe e si chiamano perciò Octopodi, gli Insetti ne hanno tre paia, e sono detti anche Esapodi.

Naturalmente discorso molto diverso ad altre latitudini, dove esistono rare creature veramente micidiali ed è sempre valida la prudenza quando al riguardo le nostre conoscenze non sono molto solide.
Qualche volta anche in casa capita di imbatterci in esseri fragili, dalle zampe lunghissime, solitamente marroncini. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, neppure in questo caso si tratta di Araneidi, ma di Opilionidi. I Ragni hanno zampe molto più corte e, com'è noto, sono tutti carnivori, ovvero cacciatori: essi soltanto possiedono speciali filiere addominali, con le quali costruire infallibili tele adesive.
Le Specie conosciute del mondo sono circa 35.OOO, moltissime delle quali non ancora del tutto studiate e confuse una con l'altra.

Nella nostra zona almeno i tre quarti delle mille Specie reperibili si distinguono facilmente dal loro aspetto esteriore e non sono per niente pericolose.


Ci sembra indispensabile, a questo punto, puntualizzarlo con chiarezza.

Certe stupide paure che oggi fanno sorridere, in altri tempi hanno condizionato intere popolazioni. È il caso di un grosso ragno chiamato TARANTOLA (Lycosa tarentula) il cui morso pressoché innocuo ha scatenato vere e proprie suggestioni di massa. Fino al Secolo scorso per guarire i "tarantolati" si organizzava una frenetica danza collettiva, con svenimenti ed estasi isteriche molto più che nei moderni concerti Rock. La danza magica e misteriosa di quel recente passato ha un nome conosciuto: "tarantella".

È ormai dimostrato che il veleno è semplicemente il mezzo con cui i ragni paralizzano le loro vittime.

Dalle Specie Europee non abbiamo quindi nulla da temere.

L'eccezione è costituita dalla specie Latrodectus tredecimguttatus, meglio conosciuto sotto il nome di "malmignatta", o ragno volterrano, assurto agli onori della cronaca nell'estate del 1987, quando a Genova si verificarono due casi di morte accidentale…

Quel ragno vive da sempre in Italia e che di morsicature ne avrà date a dir poco centinaia, procurando quasi sempre solo gonfiore e un po’ di febbre. In tutti i casi, se avete sulla pelle una macchia rossa e livida che comincia a dolere dopo una mezz'ora, è ragionevole pensare che siate stati morsicati. Si consiglia di spremere bene la parte per la fuoruscita del veleno e di recarsi al pronto soccorso. Potrebbero insorgere dolori addominali, rigidità degli arti, sudori freddi, nausea e angoscia che perdurano due o tre giorni senza altre complicanze.
I casi letali sono rarissimi, tutto dipende dallo stato di salute della vittima e dalle sue incompatibilità. Si tratterebbe allora di sfavorevole casualità. Del resto ogni anno muoiono decine di persone, a seguito di punture di vespe, punture che di per sé non sono pericolose.

La malmignatta, imparentata con la famigerata "vedova nera", possiede un veleno molto più potente del serpente a sonagli, ma le quantità che ci può inoculare sono irrilevanti. Inoltre è abbastanza facile distinguerla ed evitando di toccarla non si corre il minimo rischio.

X saperne di più…

Essa appartiene infatti alla Famiglia dei Terididi, ragni molto sedentari, poco mobili, che vivono normalmente sotto le pietre, entro incavi rocciosi oppure alla base di vecchi tronchi. Tutto questo discorso si riferisce comunque alla sola femmina della specie, dato che il maschio è privo di un apparato mandibolare sufficientemente robusto. Le sue dimensioni vanno dai 4 ai 15 mm., l'addome è sferico di un nero lucido e intenso, ornato da diverse tacche bianche o rosse, bordate di bianco. Localmente ne esiste anche una varietà del tutto nera. Come molti suoi simili, per proteggere le uova costruisce con la seta una o più sfere di colore rosaceo un po’ più grandi del suo corpo. Sullo sviluppo dei nascituri esistono ancora incertezze. Secondo la tesi più ardita ricaverebbero dalla luce del sole le energie necessarie alla loro crescita.
Abbandonati i pregiudizi, si può tranquillamente affermare che lo studio dei Ragni, insieme a quello degli Insetti, sia quanto di più affascinante esista in Biologia; un territorio scientifico poco esplorato, pieno di misteri insoluti e di curiosità. Pochi sanno, ad esempio, che da più di duecento anni si confezionano indumenti con la pregiatissima seta dei ragni. Attraverso spolette di vario tipo, con l'ausilio di alcuni grossi esemplari, si sono ottenute per esperimento magliette e calze eccezionalmente robuste e calde, ma leggerissime. Di questa seta un filo lungo come la circonferenza terrestre potrebbe pesare meno di due chili. Anche sforzandoci di adottare il massimo rigore scientifico, la materia di cui trattiamo appartiene a un mondo così distante da noi, da sembrare prodotto di pura fantasia. Inoltrandoci nel discorso aumenta il timore di non essere presi sul serio. Ad esempio: l'aspetto sensoriale dei ragni...

Gli esseri viventi si sono divisi spontaneamente i vari ambienti, motivo per cui hanno dovuto evolvere diversamente gli organi di senso. Tutti sappiamo che il cane, ad esempio, ha un odorato ineguagliabile, il gatto un udito così selettivo da riconoscere un suono in mezzo a mille altri, il falco una vista incredibilmente acuta, e così via. La realtà ci raggiunge esclusivamente attraverso i sensi e la predominanza di uno di essi rende molto diverso il tipo di sensibilità. Un cieco dalla nascita potrà ricordare un oggetto, dopo averlo toccato, non certo in termini di colore e di luminosità, ma all'interno di una sensazione esclusivamente tattile, sensazione sviluppata a tal punto da essere molto lontana dal nostro semplice "toccare"…

Immaginate allora una creatura che da millenni abbia affidato quasi esclusivamente al tatto la percezione della realtà, un essere che viva la sua vita sospeso tra la terra e il cielo, ricavando tutte le informazioni da un filo oscillante…

Se un ragno fosse in grado di descrivere qualcosa del suo mondo, ci parlerebbe di vibrazioni di qualità più o meno buona, non di volumi o di colori, ma di inclinazioni della sua tela, parametri sui quali egli valuta l'entità delle prede. Considerando che, nella maggior parte dei casi, i ragni hanno otto occhi ci si stupisce che la sua vista non sia delle migliori, tanto più che le diverse configurazioni oculari farebbero pensare a straordinari apparati.
Gli studiosi sfruttano questa differenziazione per dividere gli Araneidi in una ventina di Gruppi, a seconda delle grandezze e posizioni degli occhi. Abbiamo ad esempio il Gruppo degli SCYTODES che possiede sei occhi piccolissimi, tutti uguali, disposti a due a due in semicerchio, mentre i SALTICIDI, a partire dalla sommità del capo, fin sul davanti, hanno da entrambi i lati quattro occhi a grandezza scalare. Approfondendo ulteriormente il corpo dei ragni, si scoprono particolari curiosi. Ad esempio, la posizione dei polmoni. Il loro torace, saldato alla testa (cefalotorace), essendo la parte più rigida del corpo, non potrebbe contenerli. Gli apparati respiratori si trovano infatti nella parte più alta dell'addome. Tra l'altro quella è una zona veramente particolare. Proprio lì, tra un polmone e l'altro, esiste una cavità uguale per entrambi i sessi. Inizialmente, anche se si inutuiva che fosse quello l'orifizio genitale, non si capiva bene come potesse avvenire l'accoppiamento. Il microscopio ha svelato l'insolito metodo, ma lo stupore è rimasto intatto.

Il maschio possiede un organo in ciascuna chela, un piccolo stilo vuoto, senza collegamenti ghiandolari né vasi per il trasporto del liquido seminale. È quindi costretto ad estrarre manualmente una goccia dalla propria cavità, per introdurla nell'orifizio femminile.

Se durante la prossima passeggiata vi capitasse di imbattervi in quei grossi ragni, un po’ rossicci, che tanta gente schiaccia con un brivido di paura, fermatevi un attimo e sforzatevi di osservarli, senza distruggerne la tela. Sappiate che le croci disegnate sul loro addome non sono segno di pericolosità, ma di superstizione. Oltre agli Araneus diadematus (questo è il loro nome) più primaverili, in estate è abbastanza comune l'Argiope bruennichi, molto appariscente, dalle strisce bianco-gialle, la cui tela è riconoscibile dal caratteristico rinforzo, cucito a zig zag.

Su ogni singola Specie ci sarebbe da aprire un capitolo a parte: metodi di caccia, produzione della seta, sacche ovigere, ecc. Le meraviglie sono innumerevoli, esigono un piccolo sforzo e vanno apprezzate con i propri occhi, oltre i confini limitati di un breve articolo.